giovedì 5 giugno 2008

Una nottata a totani

Avevamo inziato da poco la nostra solita partita di scopone scientifico all'Hotel Lido di Mortelle, io e Umberto, un messinese con un sacco di soldi, contro Angelo e Armando, un molisano (il gestore dell'albergo)e un meranese. Due veri mostri dello scopone, quando arriva il fratello di Umberto, Otello e gli dice se vuole andare con lui a pesca di totani, in quanto la serata è ideale. Luna nuova, mare calmo, leggera brezza. Non fanno in tempo a dirmi se mi voglio aggregare che sono già in piedi, essendo venerdì e il giorno dopo non si lavora. Il tempo di adare a prendere una felpa e in un quarto d'ora siamo pronti a partire. A dire il vero ero anche un pò stanco, perchè dalla mattina alle quattro che mi ero alzato, e alle cinque, all'alba, eravamo partiti in elecottero per andare a fare delle foto urgenti sul tracciato dell'autostrada che stavamo costruendo, e al ritorno in camera oscura per tutto il pomeriggio per sviluppare e stampare le foto.
Erano circa le dieci di sera, e il bel gozzo aspettava solo noi. Tutta l'attrezzatura era gia a bordo, perciò in cinque minuti eravamo in mare. Rotta verso nord e avanti tutta. Durante il viaggio intanto Umberto mi spiegava come si pescavano i totani. Dopo quasi un'ora ci siamo fermati, era buio pesto, tranne la piccola lampada accesa in barca e le luci di posizione. Otello cala una cima con un peso per misurare la profodità, ma dice che non và e ci spostiamo. Così per quattro volte fino a che cala l'ancora e dice che il posto va bene. Intanto era passata un'altra mezzora buona. Appena ancorati, Otello accende le due lampare (che oggi non si possono più usare), e prepara le totanare. Per me era la prima volta e devo dire che non pensavo fosse così entusiasmante. Otello si mette a poppa, e io e Umerto a prora a due metri uno dall'altro. Agganciata la totanara alla lenza, (che altro non era che un semplice filaccione da 0,40) e passata sotto la luce della lampara per renderla fosforescente caliamo. Sembrava non arrivare mai in fondo, anche perchè eravamo a circa quaranta metri di profondità. Ora con le lampare accese, intorno alla barca c'èra talmente tanta luce che si riusciva a vedere per parecchi metri sotto. Il tempo che la lenza tocca il fondo e sento subito una forte toccata. La solita fortuna dei principianti. A quel punto Umberto mi dice di iniziare a recuperare piano ma continuo e così fino a quando vedo un totano bellissimo che continua a salire dietro la totanara. A circa cinquanta centimetri dal pelo dell'acqua lascio per un attimo la lenza in modo che scenda di colpo, e nell'attimo che il totano si avvinghia alla totanara dò un piccolo strappo e tiro in barca la preda. Quello però che non avevo previsto è stata la doccia che mi ha fatto quando è uscito dall'acqua e allo stesso tempo le risate dei due fratelli. Ora avevo capito perchè anche se non faceva freddo, loro indossavano delle incerate che dopo hanno dato anche a me.

Alle cinque di mattino siamo venuti via solo perchè ormai stava facendo giorno, e non vi dico quanti totani abbiamo preso. Non sapevamo dove metterli. Erano dappertutto. Nei secchi, nelle buste di plastica e gettati sul fondo della barca. Che notte!
Mi sono reso conto di quanti ne avevo portati a casa solo un paio di giorni dopo, perchè chiunque vicino di casa che incontravo, mi ringraziava per i totani che mia moglie gli aveva regalato. Che pescata ragazzi. E quando mi ricapita. Se ne avete occasione non perdetela, perchè posso assicurarvi che è una esperienza unica. Come quella al pesce spada, ma questa è un'altra storia.

1 commento:

BELMAR ha detto...
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